Granita siciliana

Quante estati ho passato in quella favolosa casetta di Fornazzo!

Quanti ricordi in quel paesino dell’Etna dove ogni anno ci si incontrava villeggianti e gente del posto per vivere le più belle avventure… era una neviera la mia casa e ancora oggi possiede tutto uno scantinato che veniva utilizzato per la conservazione della neve…

La Storia

Per la Sicilia, con le sue lunghe stagioni e le sue di certo non abbondanti piogge, la neve è un bene prezioso quanto necessario per affrontare le estati a più livelli.

Prima dell’avvento dei freezer, le aree più fortunate sotto questo punto di vista erano di certo quelle pedemontane e, ovviamente, il catanese con la sua vetta d’eccellenza: l’Etna.

In questa zona, così come altrove, per garantirsene un certo approvvigionamento annuale, esisteva una vera e propria “filiera” della neve: dalla conservazione, al trasporto, all’uso.

E proprio gli usi erano dei più svariati: andavano dalla conservazione degli alimenti, alla cucina (ma solo per le famiglia più ricche: la neve era quasi un bene di lusso!), all’uso medico.

E non solo per i catanesi: la neve dell’Etna arrivava fino a Malta.

In Sicilia la raccolta della neve e la sua commercializzazione, si praticava da Palermo a Trapani, da Messina a Catania, Siracusa e Ragusa, da antica data; ma solo a partire dalla metà circa del XVI sec. abbiamo notizie documentate e certe.

Si trattava di un’attività che consentiva alla cittadinanza di questi centri, disoccupata nei periodi invernali, di integrare il magro reddito, ed ai padroni o affittuari delle neviere di ricavare consistenti guadagni nei mesi estivi.

Era il mestiere questo del “nivarolo”.

Della neve, divenuta ghiaccio per via di un accurato e sperimentato metodo di conservazione, si faceva largo uso nel Seicento, quando serviva a ghiacciare acqua e sciroppi di menta o limone, e a lenire le calure estive, sotto forma di squisiti sorbetti (le nostre granite).

Il ghiaccio era un ottimo rimedio in alcune malattie con febbri alte per le quali i medici prescrivevano la cura di lu friddu. Il bere fresco si impose col tempo al punto da divenire un piacevole e ineliminabile bisogno.

Tra la metà del sec. XVI e il XVII il consumo di neve diviene di massa.

E si cominciano a scavare o costruire neviere sulle cime delle montagne o all’interno di alcune case.

La neve veniva conservata e nel periodo estivo veniva raccolta e compressa, avvolta in sacchi di juta e cosparsa di felci che ne mantenevano la temperatura e scesa con gli asini fino a Catania dove poi veniva commercializzata.

Una neviera sull’Etna è quella della grotta dei ladroni dove proponiamo una delle nostre esperienze preferite: la dimostrazione e degustazione della granita con l’antico metodo del ghiaccio e sale!

granita siciliana

 

Granita siciliana

 

Ingredienti:

ghiaccio tritato

sale grosso

500 ml di  succo di limone

200 gr di zucchero

500 ml di acqua

 

Procedimento:

Inserite in un recipiente molto capiente del ghiaccio tritato misto a sale grosso (1 kg di ghiaccio e 2 kg di sale). Posizionate al centro del recipiente un pozzetto o altro recipiente d’acciaio fino a coprirne i bordi.

Mescolate insieme il succo di limone, ottenuto con la spremitura di limone biologico, con lo zucchero e l’acqua e versate il liquido così ottenuto nel recipiente d’acciaio posto al centro del ghiaccio.

Il sale consente al ghiaccio di raggiungere temperature molto basse.

A questo punto fate ruotare il recipiente in senso orario e a velocità costante finchè il liquido non comincerà a solidificarsi nelle pareti, con l’aiuto di una paletta mescolate fino ad ottenere la cremosità desiderata.

Un metodo antico per la preparazione di una buonissima granita!

Il succo di limone può essere sostituito da altri gusti a scelta! E non dimentichiamo di accompagnare la nostra granita con una buonissima brioche col tuppo (ricetta prossimamente sul blog) o con del pane di casa!!

escursione con degustazione di granita

granita siciliana

 

 

 

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